Lui a Dubai, noi in Italia. Segno evidente che grazie alle avanzate tecnologie sulla comunicazione, l’informazione non ha limiti ed è facilmente esplicabile per la raggiungibilità in tempo reale in ogni parte del mondo. Ed è così che abbiamo avuto modo di intervistare Roberto Diomedi, il 52enne consulente finanziario di origini cagliaritane che tanto ha fatto parlare di sé in questi ultimi anni, anche per essere a capo di due società: la Bolton Holding Limited con sede a Dubai e la Bolton First Credit Limited con sede a Londra. Dal 2007 al 2010 è stato consulente finanziario in Banca Mediolanum e prima di guidare le società Bolton è stato anche responsabile dello sviluppo strategico, gestione reti e direttore commerciale di Bennet Financial Group con sede a Londra. Dal 2010 risulta cancellato dall’albo dei consulenti finanziari in Italia, il motivo ce lo spiegherà lui stesso in questa lunga, interessante ed esaustiva intervista che andiamo a proporvi per meglio conoscere la personalità di questo particolare personaggio il cui excursus professionale risulta davvero interessante, anche per i suoi vari tentativi di investire sul mondo del calcio.
Dr. Diomedi, consulente finanziario si nasce o si diventa?
“Consulente finanziario è un termine vago. In Italia è spesso associato al promotore finanziario o ai broker che operano per conto di intermediari, banche o assicurazioni. Ma nelle aziende internazionali esiste la figura di CFO responsabile finanziario. Per essere un professionista in questo campo occorre oltre alla preparazione tecnica, anche molta predisposizione e passione. Direi che l’attitudine e la predisposizione non si impara ma ci si nasce, la preparazione si acquisisce con lo studio quotidiano e l’esperienza sul campo. Avere la fortuna di essere chiamato in giro per il mondo come consulente free lance, di certo mi ha permesso di imparare da diverse culture e mentalità e per questo avere una visione differente, molto più globale. Cercare delle soluzioni fuori dagli schemi, cercare la chiave per affrontare e risolvere delle problematiche, sia che si tratti di un’azienda, di un gruppo o di un’area geografica”.
Tra finanza, criptovalute e tendenza a volere investire sul mondo del calcio. Come e perché nasce questo suo intendimento?
“L’idea è nata in un confronto con Enea Benedetto, con il quale stiamo facendo sinergia per sviluppare alcuni nuovi progetti. Durante i nostri confronti abbiamo scoperto diversi interessi comuni tra cui il calcio, lui tifosissimo del Toro io del Cagliari. Il mondo del calcio ha certamente dei grossi problemi, ora con la pandemia sempre di più, esattamente come in tutti i settori economici. Per cui se la soluzione fosse l’utilizzo della blockchain (registro di contabilità condiviso e immutabile che facilità il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità dei beni in una rete commerciale) perché non dovremmo percorrerla? Bisogna che tutti sappiano che la criptovaluta è solo una piccolissima parte delle applicazioni della Blockchain. Ed oggi tante attività vengono sviluppate attraverso questo strumento. Nelle mie conferenze faccio sempre un esempio banale ma non troppo, del suo utilizzo. Le compagnie aeree, alcune di queste attraverso la blockchain tracciano i pezzi di ricambio degli aerei, in modo da sapere sempre provenienza, destinazione e collocamento di ciascun pezzo, senza che nessuno possa mutare, manipolare in alcun modo le informazioni. Fa parte ormai della vita di tutti i giorni e lo sarà sempre di più”.
Due anni fa lei voleva investire nel rilancio dello stadio di calcio di Villa Belmiro, la casa di Pelè. Perché poi non se ne fece nulla?
“Sul progetto di Villa Belmiro si è scritto tanto ma senza alcuna cognizione. La verità è che nel 2018 sono stato chiamato a San Paolo per alcuni incontri e mi è stato proposto di incontrare l’allora presidente del club Peres. Loro hanno sempre avuto il sogno di ristrutturare Villa Belmiro. Dai diversi incontri e dallo studio fatto dai nostri professionisti ne uscì fuori un bellissimo progetto che avrebbe permesso di gestire il club in maniera molto più attiva, non solo ricavando dalla vendita dei giocatori. Ovviamente, utilizzando il blockchain come chiave. Purtroppo il comitato di gestione del club non capì la potenzialità del progetto e si fermò tutto. Loro avrebbero preferito un investitore classico che coprisse tutti i costi, noi volevamo fare partnership e ristrutturare il club partendo dal centro tecnico per i giovani, fino ad arrivare allo stadio e infine il museo, puntando molto su comunicazione marketing e gestione del brand soprattutto nelle aree come India, Paesi Arabi, Est Europa, nei quali vantiamo anche oggi relazioni importanti. Bisogna capire che nessuno oggi apporta dal capitale senza un piano di sviluppo che dia supporto economico. E’ un business e va gestito come tale, seppure rispettando il vero fulcro che è rappresentato dai tifosi. La mia idea era quella di far partecipare molto più attivamente i tifosi all’interno della vita del Club. Non dimentichiamoci che Siamo noi tifosi il cuore delle nostre squadre attraverso gli abbonamenti, le Tv, il merchandising, i biglietti, ecc ecc. Se si trova il giusto mix non può non essere un progetto vincente”.
Adesso si vocifera che lei si sia anche interessato alla Salernitana e anche all’ACR Messina. Se corrisponde alla verità, perché proprio queste due società di calcio italiane?
“Enea mi aveva coinvolto precedentemente per l’acquisto del Torino, per i quali i nostri partner Arabi avevano espresso gradimento. Purtroppo per lui l’operazione non andò in porto. Però il pallino gli è rimasto. Ed oggi abbiamo pensato che i tempi possano essere maturi per sviluppare il progetto Digital Football Club, riprendendo e rimodulando il progetto Santos. Per questo alcuni contatti ci hanno prospettato vari club in tutte e tre le categorie principali. La Salernitana e il Messina sono solo due, ma ci sono diverse società che stiamo vagliando anche in altre aree. Cerchiamo una squadra che abbia margini di miglioramento ed una tifoseria appassionata. In questo, Salerno sarebbe un’ottima piazza. Purtroppo l’impressione è che da tempo i giochi siano fatti, sia in un senso che nell’altro, ed è un vero peccato, perché anche dall’estero seguo sempre con interesse il campionato, e raramente ho visto la passione che i suoi tifosi mettono in ogni partita, nonostante tutto quello che succede”.
Dr. Diomedi, se è vero che la finanza e il lavoro di consulenza portano via molto tempo ai propri affetti più cari, oggi, con il senno di poi, ricomincerebbe a intraprendere la stessa carriera?
“E’ una professione impegnativa sotto tutti i punti di vista, e spesso ti costringe a viaggiare tanto – un anno ricordo addirittura di aver fatto circa 300 voli – ma che a me personalmente ha dato e sta dando tante soddisfazioni. Ricordo con piacere quando sono stato relatore al palazzo delle Nazioni Unite a New York, oppure l’articolo di Bloomberg che riguardava uno dei progetti. Nello stesso modo ho avuto piacere quando il governo degli Emirati ha preso spunto dal mio progetto dei Bond Sukuk per finanziare le piccole e medie imprese locali. Oggi, ad esempio, con Enea Benedetto ed il suo team stiamo lavorando con alcuni partner locali per aprire la prima banca digitale del Middle East i Bahrein e Giordania utilizzando la Blockchain di Vectorium”.
Dal 2010 lei risulta cancellato dall’albo dei consulenti finanziari in Italia. Per quale motivo?
“L’iscrizione all’albo decade quando non si ha mandato con intermediari italiani. Nel momento in cui si chiude il rapporto l’iscrizione all’albo viene cancellata, pur mantenendo i requisiti. Io dal 2011 non lavoro più in Italia e non lavoro più con intermediari italiani. Nonostante tutto mi tengo stretto la mia laurea, il dottorato e due master, uno della Oxford e uno del MIT proprio su blockchain e i mercati digitali. Oltre ad avere qualifica e licenza di trader internazionale. Questo, e non solo, mi permette di poter operare nel campo internazionale”.
E’ vero che chi si occupa di consulenza finanziaria è sempre occupato a cogliere l’attimo per un buon investimento in maniera pragmatica, e non ha tempo per riflettere sui sentimenti?
“Chi conosce i mercati sa che il momento è sempre quello giusto; anche se tutto va fatto con responsabilità e conoscenza di quello che si sta facendo. Per questo è bene affidarsi sempre ai professionisti, pensando soprattutto che il miglior alleato è il tempo. Per quanto mi riguarda, da poco ho aperto un mio sito (robertodiomedi.info) dove cerco sempre di mettere in evidenza le notizie in maniera parziale e senza alcun consiglio finanziario, ma cercando sempre di informare le persone su quello che succede nel mondo”.
Per finire Dr. Diomedi, cosa chiede al Nuovo Anno 2022?
“Chiedo serenità sotto tutti i punti di vista, quella che è mancata in questi ultimi anni per via di quello che succede in tutto il mondo. Io stesso sono relegato a letto con il Covid in questo momento. Ma passerà, e chi avrà avuto il coraggio di continuare, o ancora meglio, la follia di sviluppare nuove competenze, sarà certamente ricompensato. Io sono positivo (oggi sotto tutti i punti di vista) e credo che sarà un anno di rilancio e di rivincita per tanti”.
Salvino Cavallaro